Cerca nel blog

martedì 22 ottobre 2013

Di pizza, scarpe e serie televisive

Guardavo ieri sera una serie poliziesca televisiva prodotta dalla BBC, "Luther". Dura, violenta, complessa. Sicuramente un prodotto discreto ed anche abbastanza universale per poter essere esportato. Ecco mi chiedo come mai non sia possibile produrre una cosa del genere in Italia. Sicuramente non é un problema di soldi. Se ne producono tante di schifezze con la stessa quantitá di soldi. L'impressione é che le serie televisive italiane devono per forza essere piene di macchiette, devono per forza stemperare i toni in una facile ironia e hanno sempre un retrogusto posticcio (a partire dal casting, prono alla popolaritá degli interpreti piú che alla loro bravura). Le uniche eccezioni che mi vengono in mente sono "Montalbano" prodotta dalla RAI, che ricade un po' negli stereotipi delle serie italiane ma che ha dalla sua delle ottime sceneggiatura (non a caso é un prodotto non nato espressamente per la televisione) ed un ottimo attore protagonista e "Romanzo Criminale" prodotta da Sky (anch'essa guarda caso un prodotto ispirato ad un romanzo). Infatti, entrambe sono state vendute sul mercato europeo (e trasmesse qua in UK). In generale peró, si potrebbe pensare che una serie TV poliziesca "che si prende sul serio" in Italia non sarebbe possibile, visto che noi siamo un po' cosí, un po' guasconi. Poi giro tra i canali e mi imbatto in "Zen", una serie televisiva prodotta sempre da BBC, girata completamente in inglese ma tutta in Italia (venduta anche in Francia e Olanda). E mi torna in mente la "Pizza Ristorante" che si trova nei supermercati inglesi, prodotta dalla Dr. Oekter, un'industria tedesca. C'é qualcosa che non torna. L'impressione, netta, é che mentre noi gigioneggiamo, gli altri ci fanno le scarpe producendo quello che noi, forse perche’ troppo rivolti esclusivamente verso il mercato interno, non facciamo.

lunedì 3 giugno 2013

Della Festa della Repubblica e delle regole

Una riflessione per chi volesse elaborarla. Il 2 giugno, festa della Repubblica, leggevo stati di Facebook che riportavano l'art.1 della Costituzione. Tendenzialmente (e prendetela per una grossolana generalizzazione), gli amici di sinistra si lamentavano che i fatti sconfessassero la prima frase "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro", gli amici di destra invece la seconda "la sovranità appartiene al popolo", lamentandosi delle cessioni di sovranità all'UE, i grillini un po' entrambe le cose. Ci fosse stato uno che abbia riportato per intero l'articolo e soprattutto la parte finale "...che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Io non sono un giurista, ma quella frase è per me la base della nostra democrazia liberale, la base di quel patto sociale che si instaura tra i vari cittadini e che sancisce lo stato di diritto. Roba da ABC della democcrazia direte voi. Non in Italia, dove l'allergia alle regole è sempre forte, foss'anche esse siano esplicitate nell'articolo fondante la propria Costituzione.

giovedì 30 maggio 2013

#cosechenoncapisco La legge elettorale

"La legge elettorale è naturalmente legata alla forma di governo, ma si possono sin da ora delineare gli obiettivi fondamentali. Innanzitutto, dobbiamo qui solennemente assumere l’impegno che quella dello scorso febbraio sia l’ultima consultazione elettorale che si svolge sulla base della legge elettorale vigente. Cambiarla serve non solamente per assicurare la formazione di maggioranze sufficientemente ampie e coese, in grado di garantire governi stabili; ma prima ancora per restituire legittimità al Parlamento ed ai singoli parlamentari. Non possiamo più accettare l’idea di parlamentari di fatto imposti con la stessa presentazione delle candidature, senza che i cittadini abbiano la possibilità di individuare il candidato più meritevole.
Sono certo che le forze politiche siano in grado di trovare delle ottime soluzioni. Permettetemi di esprimere a livello personale che certamente migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente."
Enrico Letta, discorso per chiedere la fiducia del Governo, 29 aprile 2013

La mozione Giachetti (PD) per il ritorno al Mattarellum è stata bocciata con 415 voti contrari e 139 a favore (M5S, SEL e Giachetti).

29 maggio 2013

mercoledì 29 maggio 2013

La forza degli argomenti

Oggi ho letto delle dichiarazioni di Bersani. Ho provato a googlare velocemente "unica speranza/alternativa". Un campionario degli ultimi tre anni. Quello che si suol dire la forza degli argomenti.

"Il PD è l'unica speranza per il paese"
Bersani, PD, 28 maggio 2013

"Unica alternativa alla sinistra"
Salvini, Lega, 15 maggio 2013

"(Questo governo, ndr) è l'unica prospettiva per il paese"
Letta, PD, 25 aprile 2013

"Se falliamo noi arriva la ghigliottina. Siamo l'unica speranza di democrazia in questo paese"
Grillo, M5S, 16 aprile 2013

"Siamo l'unica alternativa alle macerie"
Bersani, PD, 24 febbraio 2013


"L'unica vera alternativa siamo noi". Ok, questa fa tenerezza.
De Leo, PCI, 07 febbraio 2013


“Siamo l’unica alternativa al Montismo e a Berlusconi”
Ingroia, RC, 22 dicembre 2012

"M5S unica alternativa"
Bordon, 11 giugno 2012


"Io unica alternativa a Monti e Grillo"
Renzi, 31 ottobre 2012


"Siamo l’unica alternativa alla crisi della politica"
Letta, 22 maggio 2012


"Noi siamo l'unica alternativa alla dittatura"
Grillo, 16 maggio 2012


"Monti è l'unica speranza per l'Italia"
Casini, UDC, 27 aprile 2012

"Siamo l'unica alleanza (PdL-Lega, ndr) che può garantire stabilità nei governi locali, regionali e nazionale per sviluppare le riforme di cui il Paese ha bisogno"
Alfano, PdL, 15 ottobre 2011

"Non c'è un'alternativa al nostro governo"
Berlusconi, PdL, 07 ottobre 2011


"Siamo l'unica alternativa al Berlusconismo"
Bersani, PD, 09 ottobre 2010

"Siamo l’unica alternativa ad accordi di potere e malapolitica"
Ferrero, Rifondazione, 22 gennaio 2010


"L'unica alternativa siamo noi, non ci facciamo omologare"
Casini, UDC, 24 gennaio 2010 

"Per tornare a crescere l’Italia ha bisogno di un’alternativa di governo che nessun partito dell’attuale opposizione, eccetto Italia dei Valori, può offrire in modo credibile nell’attuale contesto politico italiano."
Di Pietro, IdV, 15 settembre 2009

martedì 28 maggio 2013

In my humble opinion. Amministrative e giù di lì.

Una breve analisi del risultato delle amministrative.

Si potrebbe dire che il PD ha vinto. Ma non è così, hanno vinto i candidati che si sono fatti valere. Marino su tutti, di cui ho massima stima ed a cui auguro di diventare sindaco di Roma. Come ha detto qualcuno "Ha vinto malgrado il PD". C'è una discrasia tra il PD nazionale (la cui massima espressione è il Governo Letta) ed il PD delle regioni, dei comuni e delle provincie, che viene percepito come qualcosa di diverso. Probabile che, come è successo in passato con i referendum, la classe dirigente perdente si approprierà del risultato legittimando la sua fallimentare condotta (già sta succedendo).

Si potrebbe dire che il PdL ha perso. E sarebbe vero. Ma la mia netta impressione è che il suo valore aggiunto, Berlusconi, questa volta non ha fatto campagna. Prima delle politiche il PdL viaggiava sui numeri delle amministrative. Poi Berlusconi ha deciso di buttarsi nel mezzo ed ha recuperato i punti necessari per l'impasse nella quale ci troviamo a livello nazionale. Berlusconi, tornato alle sue beghe, ha fatto meno campagna del solito ed il risultato si è visto. Se anche un falco come Cicchitto dice che bisogna ripensare ai criteri di selezione dei candidati e delle dirigenze sul territorio, che devono essere espressione di esso, qualcosa vorrà dire.

Si potrebbe dire che Grillo ha perso, come titolano molti giornali. E sarebbe falso. Il M5S ha perso, ed anche qua sarebbe inesatto. Come dice Gomez, la gran parte del voto del M5S alle politiche è stato voto d'opinione e quel voto lo attira Grillo, non i candidati trasparenti (nel senso di impalpabili) alla De Vito. La riprova è nel fatto che il M5S a livello nazionale continuerà a viaggiare sulle cifre raggranellate alle politiche, mentre alle amministrative continuerà ad arrancare. Siamo di fronte all'ennesimo partito leaderistico ed anche le scuse dei sottoposti, vedi De Vito o Di Battista, ce lo dicono (tranne qualche eccezione).

Insomma, se si fa attenzione il nodo gordiano della politica italiana, nelle sue tre differenti ed attuali realtà rimane sempre lo stesso: la scelta della classe dirigente. Un partito che esprime i migliori candidati a livello territoriale, ma che non riesce a fare lo stesso al suo interno (leggi dirigenza). Altri due partiti che devono molto (troppo) al loro capo e che sul territorio perdono il valore aggiunto presente invece in Parlamento.

I partiti funzionano solo quando i leaders sono espressione delle basi elettorali. Non quando i partiti sono espressione dei leaders o della loro nomenklatura. E (purtroppo) nessuno dei tre grandi attori della politica italiana ricade nel primo caso.

domenica 24 marzo 2013

Modernitudine

Se la gente ti dice bravo in rete, allora diventa che la Rete è la fucina della Verità e il Viatico dell'avvenire. Se invece la gente ti manda a cagare, allora diventano trolls (al soldo del PD). Per me la democrazia digitale 2.0 assomiglia tanto a quella analogica 1.0.

venerdì 22 marzo 2013

Medioevo mediatico

Rimango basito ed esterrefatto riguardo la decisione del ministro Balduzzi sulla terapia con staminali secondo il c.d. "metodo Vannoni". Siamo in un medioevo mediatico. Non conta la correttezza dell'informazione, ma la massa critica che si riesce a smuovere. Un altro po' e torneremo a credere che la terra è piatta.


L'immagine dell'incendio della Città della Scienza aquisisce per me un valore sempre più simbolico.