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mercoledì 26 ottobre 2011

Intelligenti pauca


Durante un vertice europeo, la Merkel e Sarkozy ad una domanda su Berlusconi, si guardano negli occhi e ridono sommessamente, provocando l'ilarità generale.

Le due eminenze europee sono andate oltre il protocollo ed il bon ton che la situazione richiedeva. Certo è, ve lo dice uno che abita all'estero da quasi cinque anni, che per una volta anche chi era in Italia si è sentito come chi, italiano, vive all'estero: preso per il culo.

Ora ci son due maniere di reagire a questo tipo di provocazioni. La prima è quella di sdegnarsi e di ribaltare la frittata, offendendo o sottilmente insinuando l'autore dello sberleffo di essere pari all'oggetto dello stesso. E di queste reazioni ne son piene i giornali e le bocche di molti politici, una per tutti. Oppure, vi è una seconda reazione, che è quella che hanno molti italiani quando si recano all'estero (almeno per la mia esperienza, nda) e subiscono risatine e risolini: in un ambiente ostile, si mettono a testa bassa a lavorare e dimostrano che sfottò e sberleffi sono assolutamente infondati.

Intelligenti pauca.

martedì 18 ottobre 2011

I giovani d'oggi non si prendono le proprie responsabilità

In un paese normale (quanto odio questa locuzione, nda), dopo gli avvenimenti di sabato, un Ministro dell'Interno sarebbe alla spasso. Un'opposizione come si deve avrebbe battuto il tasto sulla disorganizzazione messa in campo dalle forse dell'ordine e non offerto la sponda, come ha fatto Di Pietro, chiedendo nuove norme.

Ma si sa il problema è che esecutivo e legislativo (quelle cose annoverate tra le istituzioni) son così impegnati a rendere questo paese un posto migliore che dobbiamo sottolineare quanto invece sia il popolo (ed i gggiovani  (?) in particolare) a sottrarsi alle proprie responsabilità.

Mi raccomando: alla prossima manifestazione quando incontrate un gggiovane ditegli di portarsi dietro la sua mazza da baseball che bisogna far repulisti di un black bloc.


Gli elettori del M5S son tutti co***oni?

Abbiamo un nuovo Presidente di regione nel  Molise da ieri notte. Insomma, nuovo di pacca non tanto visto che il vincitore, Michele Iorio del PdL, è al terzo mandato consecutivo. Lo scarto con l'avversario, Paolo di Laura Frattura, candidato dalle opposizioni, è stato di 1500 voti. Tenendo conto che il terzo candidato, Antonio Federico del M5S, ha ottenuto 10.000 voti, è partita da sinistra l'accusa a Grillo di aver "rubato" voti al centrosinistra ed aver favorito così la vittoria.

L'onorevole Franceschini ci fa sapere, dal suo account Twitter: "Per un pugno di voti in Molise vince il candidato di destra, grazie ai voti di Grillo, tolti al centrosinistra. Come in Piemonte..". Insomma una frase difficile da equivocare.

Una frase che, personalmente, ritengo offensiva nei confronti degli elettori al pari del famoso "Non si può essere così coglioni" detto da Berlusconi nei confronti degli elettori di sinistra. Forse più elegante, ma sicuramente altamente sprezzante nei confronti della volontà di 10.000 molisani. Come se non fossimo in un paese libero dove ognuno non possa esercitare il proprio diritto di voto in piena libertà. Una frase che tradisce una serie di idee sbagliate su cosa sia la politica: l'idea che bisogna prevalere sull'altro schieramento a qualsiasi costo e non che bisogna invece affermare le proprie idee politiche; che i voti siano dei pacchetti posseduti dai partiti, per cui si può essere "scippati" di tali. Idee che, ahimè, confermano i luoghi comuni della politica italiana denunciati da Grillo stesso.

Se 10.000 persone hanno ritenuto il candidato del M5S migliore di quello delle opposizioni nulla si può obiettare. Ammesso e non concesso che l'area di afferenza dei voti sia la stessa (tutto da dimostrare), dovrebbe essere il partito che ha visto diminuire il proprio consenso, imparare la lezione e riorganizzarsi in maniera tale da migliorare la propria offerta politica, prendendosi le responsabilità delle proprie scelte e dei propri fallimenti.

Tanto per intenderci, è lo stesso errore che Grillo commette quando imputa ai parlamentari dell'opposizione , causa alcune assenze, di essere "rei" di aver fatto passare leggi (deleterie) della maggioranza e propone di farla "pagare" agli assenti dell'opposizione. Come se il volere del parlamentare fosse nullo e come se le leggi approvate non siano state tali per responsabilità di chi le ha effettivamente scritte e votate, cioè la maggioranza.


venerdì 14 ottobre 2011

Ma quanto ci costa Berlusconi?

Durante il tran tran internettiano che ha caratterizzato questi giorni, vuoi per la rinnovata fiducia al Governo Berlusconi, vuoi per l'imminente manifestazione di protesta globalizzata verso banche e governi di domani, mi è sorta una domanda in testa. Leggevo in rete i tweets su #occupiamobancaditalia che spiegavano come la protesta fosse "simbolicamente" contro la BCE, vera artefice delle politiche del Governo (essendo Berlusconi già trapassato politicamente) e che è ingiusto pagare un debito creato da cattivi politicanti e sistemi bancari e che bisognerebbe prendere ad esempio l'Islanda che il debito ha deciso di non pagarlo. Dopodichè ho letto diversi articoli che spiegavano chiaramente perché non pagare il debito sarebbe una soluzione suicida. Ed intanto, leggendo leggendo, il Governo Berlusconi (quello trapassato politicamente, ormai al soldo della BCE) stamattina ha incassato l'ennesima fiducia (316 voti, due in più di dieci mesi, un miglioramento notevole!) e quindi toccherà a questo governo subappaltato sbrogliare la matassa debito (che almeno sembra si sia fermato nell'ultimo mese).

Insomma in un tutto questo marasma io mi sono detto che forse no, non è possibile fare come in Islanda di rifiutare di pagare il debito con le tasse dei cittadini, perché siamo nell'euro, perché andremmo a finire in una recessione ancora peggiore, insomma per un sacco di buoni motivi, però si potrebbe cercare di fare come in Islanda per un altro verso: quello di capire chi ha fatto la frittata e fargliela pagare. Il caso islandese è più chiaro, vi erano delle banche private che con la compiacenza di politici operavano in maniera pazzoide. In Italia, sicuramente, la situazione è diversa. Tendenzialmente il sistema bancario è più sonnacchioso ed il boom del debito pubblico non è certo imputabile a chissà quali soccorsi nei confronti di banche ed imprese. Il boom è avvenuto nei primi due anni (da 102% a 116% del rapporto debito/PIL, ma vado a memoria potrei sbagliarmi) di legislatura di questo governo, quando qualche sentore si stava avendo di questa crisi ed in Italia ci davamo le pacche sulle spalle per dirci quanto eravamo bravi, per dirci quanto eravamo belli. Ecco, mi son sempre chiesto: visto che uscivamo da un quindicennio nel quale il debito pubblico andava calando (eccetto che per la seconda parte della legislatura 2001-2006), visto che il Governo non aveva ancora incominciato a sostenere le banche (ma lo sta facendo o lo ha mai fatto?), insomma tutti questi soldi dove sono andati a finire? Per cosa sono stati spesi? Tenendo conto che nel rapporto debito/PIL è più o meno sempre quello, non si può manco dire "Siamo andati in recessione, per questo il rapporto aumenta". In servizi? Direi proprio di no. In infrastrutture? Nemmeno. Agli enti locali? Pare proprio di no. Poi ci penso e mi tornano in mente gli scandali per gli appalti delle grandi opere, i finanziamenti per le grandi opere promesse e mai costruite (ogni riferimento è puramente casuale), ma soprattutto tutte quelle situazioni derivanti da conflitto di interesse. Ad esempio, ultima ma non meno importante, la vendita delle frequenze del 4G, dove per quelle telefoniche si è proceduto alla normale asta, 4 miliardi incassati, e per quelle televisive ad un beauty contest (cioè lo Stato le regala alle più belle del reame). Quindi, ad occhio e croce, un equivalente incasso mancato. O sempre per rimanere nel recente, i fondi tagliati alla digitalizzazione del paese (qui prodest? anche qua ogni riferimento è puramente casuale) che darebbero una bella botta al PIL. Anche qua un'altra montagna di soldi. Soldi che si traducono poi, lo abbiamo visto quando i tempi si fanno bui, in tagli dei beni sociali: del welfare, degli ammortizzatori sociali, della sanità, dell'Università e via dicendo.
Capisco la gente che protesta, capisco prendersela con banche centrali che intimano misure draconiane, capisco anche il gioco delle parti tra elettori di destra e sinistra. Insomma, in anni ed anni, ho letto fiumane di articoli sulle leggi-vergogna, sulle leggi ad personam, sulle porcate giudiziarie, ma possibile che nessuno si chiede e pone con forza l'accento su quanto ci costa (e ci continuerà a costare vista la fiducia) Berlusconi?

martedì 11 ottobre 2011

Avete rotto con Steve Jobs.


Dopo la morte di Steve Jobs è partita un'ondata in rete di santificazione. Commenti esagerati, da parte anche di chi poco o nulla ci capisce di informatica, per cui (a parte i paragoni improbabili con Leonardo, come ha fatto il sindaco di Firenze Renzi, o con Einstein, Edison e chi più ne ha più ne metta) sembra che SJ abbia inventato il computer, il touchscreen, il lettore mp3, gli smartphone e così via.

Ma questa è la favola che è nata e si sta propagando in rete.

Il punto è che SJ non ha inventato niente di queste cose, le ha ottimizzate e lo ha fatto in maniera egregia, stando sempre un mezzo passo avanti alla concorrenza grazie alla dedizione e la passione per il suo lavoro. Trasmettendo questi pregi ai suoi sottoposti grazie al suo carisma.

E' questa è la base su cui si è sviluppata la favola.

Poi c'è chi demonizza SJ. Grande capitano d'industria, che frusta i bambini cinesi della Foxconn fino ad indurli al suicidio. E c'è SJ che si frega le mani come Montgomery Burns perché ci sta rifilando a noi "gonzi" tutta una serie di gadgets che non ci servono ma che noi consideriamo molto cool.

E' questa è la contro-favola.

Perchè è vero che Apple si serve di Foxconn per l'assemblamento dei suoi prodotti. Ed è vero che in Foxconn la gente si è suicidata e si suicida per gli stressanti ritmi di lavoro. Così come è anche vero che la Apple gioca sulla strategia di marketing di venderci qualcosa che sembra necessario ma non lo è.

E' questo invece è ciò su cui si basa la contro-favola.

Questo per dire che va bene avversare la santificazione di SJ, quando questa raggiunge livelli di fanatismo. Ma bisogna farlo nella giusta misura e con un minimo di obiettività. E' errato attribuire meriti non suoi e accreditarlo come il più grande inventore di tutti i tempi (esagero, nda). Così come è fuorviante marchiarlo delle pecche di un sistema non certamente creato da lui e che gli sopravviverà (sia lo sfruttamento del lavoro, sia le strategie ingannevoli di marketing). Perché se dovesse morire il CEO di Nokia o qualche altra company, non gliene fregherebbe a nessuno una mazza, eppure quelle pecche ci sarebbero lo stesso.

L'unico spunto degno di nota, in questo marasma di fesserie, mi è sembrata questa, come molti hanno già sottolineato.

Per il resto, ognuno si sceglie i miti che vuole. Uno dei miei ultimamente ha vinto il Nobel per la medicina, tal Hoffmann (forse c'entra qualcosa che io faccia ricerca medica per vivere). Ed il suo collega Steinman non potrà ritirare il premio perché deceduto il venerdì prima che questo venisse annunciato. Ma non andrò certo a far pistolotti in giro alla gente perché piange Jobs e non Steinman. Personalmente non ho mai avuto una particolare ammirazione per SJ. Al netto delle considerazioni politico-sociali, vedo in SJ una persona che si è impegnata a fare il suo lavoro (il progettista) con serietà e dedizione. Quello che mi importa è che i risultati ottenuti da Apple potranno portare ai benefici più disparati, al di là del fine per cui sono stati conseguiti. Per questo merita il rispetto di chi fa bene il proprio lavoro. Lo stesso che porto al mio barbiere quando mi fa bene barba e capelli.

A voi invece che state là ad accapigliarvi per la figura di SJ, santo o demone, di rispetto ve ne porto un po' di meno. Anche perché, sinceramente, avete un po' rotto.


lunedì 10 ottobre 2011

Che sia una barzelletta anche questa?

La conoscete la barzelletta della lepre che corre nella foresta?

C'è una lepre che sta correndo nella foresta tutta contenta. Ad un certo punto incontra un orso che si sta rollando una canna. "Orso, amico mio, perché ti fai del male fumando quella roba? Vieni con me a farti una corsetta! Immergiti nella natura anche tu come me!". Al che l'orso, convinto, lascia stare la canna e comincia a correre insieme alla lepre. Dopo un po' la lepre e l'orso incontrano un lupo che si sta per sniffare una pista di cocaina. La lepre vedendolo dice "Lupo, ma che fai? Vieni a farti una corsa con noi!! Pensa alla tua salute e lascia perdere quella robaccia!!". Il lupo ci pensa un attimo e dopodiché si unisce alla lepre ed all'orso. Dopo un altro po' di corsa i tre animali incontrano un leone che si sta facendo una pera di eroina. Al che la lepre "Leone, tu sei il Re della Foresta!!! Non puoi sprecare la tua vita drogandoti!! Unisciti a noi ed immergiti nella natura per una bella corsa!!!". Il leone stancamente si alza e guarda la lepre: "Lepre, ma è possibile che ogni volta che prendi l'ecstasy devi rompere le palle a mezza foresta???".

Ecco, questa storiella mi è tornata in mente stamane, leggendo questa notizia. Che sia una barzelletta anche questa?

mercoledì 5 ottobre 2011

Farla dentro la tazza

Gran clamore si è sollevato sull'editoriale de Il Tempo, nel quale l'articolista Di Majo suggerisce di ricominciare ad utilizzare la Treccani causa sciopero della versione italiana di Wikipedia per il decreto ammazzablog. Ovviamente sui social networks sono partite le (giuste, nda) proteste nei confronti del suddetto decreto. Al comparire dell'articolo de Il Tempo, in Twitter sono diventati di colpo TT sia #Wikipedia che #Treccani. Un profluvio di parole, dove molti insistono sulla "superiorità" dell'enciclopedia in rete, perché è gratis, perché è veloce, invece la Treccani pesa, c'è dietro la ENI e bla, bla, bla. Tutte cose vere (o forse no) ma sia chiaro che esulano completamente dal punto di partenza della questione e cioè che Wikipedia, con tale legge, non potrà assolvere alla sua funzione che per un sito di divulgazione neutro ed alla portata di tutti è preoccupante.

Purtroppo, mi vien da pensare, l'articolo de Il Tempo ha funzionato benissimo: ha radicalizzato i consensi in un sterile "wikipedia vs. treccani". Uno specchio per le allodole. Un modus operandi lanciato e reso celebre dal nostro attuale Presidente del Consiglio: non importa quale che sia il terreno di discussione, l'importante è schierarsi.

Ma se il modus operandi è stato abbondantemente sdoganato da SB, è anche vero che intacca molti strati e persone di posizioni diverse. Basti pensare al tormentone di qualche giorno fa, quello su Vasco e Nonciclopedia, dove la seconda ha scioperato in protesta della denuncia del primo per i contenuti diffamanti della pagina a lui dedicata. Ed ovviamente la cosa è degenerata in un Vasco vs. Nonciclopedia, con insulti di demente al primo e accuse di fascismo verso la seconda. Cose vere entrambe o forse no, ma che poco c'entravano con la querelle in questione.

E questo atteggiamento è così "istituzionalizzato" che ormai si è fatta prassi ridicola. Guardate ad esempio in RAI, dove si è ratificata la presenza del doppio opinionista. Per cui ora ci perderemo in trasmissioni del tipo Ferrara vs. Santoro per decidere chi avrà ragione, senza curarci delle tesi sostenute.

Questo per dire che, per chi non l'avesse capito, un punto debole degli italiani è e rimane la partigianeria. Date qualcosa per cui fare il tifo e ci si scorderà persino di quello di cui si stava parlando. Cioè del merito della questione. E' inutile, siamo un popolo che non riesce proprio a farla dentro la tazza.

UPDATE: interpellato l'account Twitter della Treccani sulla vicenda ho ricevuto una risposta che dice tutto.