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mercoledì 12 dicembre 2012

Destra-Sinistra? Centro-Ali? Moderati-Progressisti? #Maisia. Europeisti e no.

Ognuno si lancia nelle sue disamine delle prossime elezioni, ed io mi lancio ovviamente nella mia. Ovviamente le ortodosse divisioni hanno secondo me poca ragione d'essere. Un M5S è di destra o di sinistra? E se Ferrero e Scilipoti dicono le stesse cose che significa? O se pensiamo ai moderati, il PdL sembra tale? O il PD sembra un partito progressista? Insomma, la partita secondo me si gioca su un altro piano. Che è quello europeo. Le formazioni politiche possono essere distinte in europeiste e non. E quelle che navigano nel mezzo, in piena transumanza.

EUROPEISTI CONVINTI

Abbiamo il PD in primis. Il partito più europeista italiano. Ce lo dicono i fatti e la storia. Dopodiché c'è Fermare il declino, il movimento di Giannino e soci, liberal-democratici che de facto nel loro programma sono quelli più aderenti alle direttive europee (dismissioni/recupero debito grazie a taglio della spesa/mobilità sociale tramite flexycurity). Le primarie dei parlamentari ci diranno anche che PD entrerà in Parlamento (leggi renziani di spirito, più vicini a FiD per idee).

ANTI-EUROPEISTI CONVINTI

Dall'altra parte abbiamo la Lega che esce direttamente dal Medio Evo. L'idea della compartecipazione di sovranità e la promulgazione del libero scambio sono per loro come l'argento per i licantropi. Poi c'è Grillo, che non ha ancora capito cosa sia e come funzioni l'UE e per questo l'avversa parlando di bancocrazia. Ogni sera gioca a Risiko, con la Germania con i carrarmatini neri che attacca l'Italia con i carrarmatini gialli (un colore a casa). L'UE è in realtà un gomblotto! franco-nazista per la sottomissione degli altri popoli (vedasi deliri di cifre e di idee sul debito sovrano tra gli stati menzionati). In loro compagnia c'è la sinistra radicale, che dice appunto le stesse cose di Scilipoti. Che poi sono le stesse di Borghezio. O di Grillo, con qualche sfumatura. Il minimo comun denominatore di queste posizioni è uno solo: l'ignoranza. Sventolata anche con una certa presunzione.

IN MEZZO AL GUADO

In mezzo c'è la selva di opportunisti. In primis Berlusconi. Dice di essere europeista, di aver assolto alle richieste della BCE più di tutti (supermegamanovrada265mld ho scelto te!!) e poi rimprovera Monti di essere troppo prono ai diktat europei germanocentrici. Coerenza! ma anche no. L'€ è strano, lo spread un imbroglio, Magalli gioca pivot e Sallusti è il martire della libertà di stampa. Comunque vada, Berlusconi direbbe tutto ed il contrario di tutto pur di arrivare alla cadrega, Europa o no, a lui interessano solo gli affari suoi. Sfortuna vuole che questi non collimino con le direttive europee, tremendamente disattese dai suoi governi (un campo a caso: quello delle telecomunicazioni) negli ultimi 10 anni (per chi non l'avesse capito, abbiamo IL nome e cognome del maggiore azionista di responsabilità della catastrofica situazione italiana)
Poi c'è il Terzo Polo, la migliore espressione della politica autoreferenziale. Si dicono "moderati" ma nascondono il vuoto cosmico. L'obiettivo è sopravvivere e se questo significa sposare Monti (un europeista convinto), tanto meglio. Loro erano i compagni di merende di B. finché è convenuto, ora hanno un profilo "istituzionale". Sono responsabili (come il sedicente Scilipoti, vedi sopra nda). Da bravi girasoli seguono la stella polare Monti. Se non si candiderà, difficile che sopravvivano (un buon motivo per Monti per non candidarsi).
Infine c'è Vendola, che a parole sembrerebbe antieuropeista (No il rigore! e nemmeno il calcio d'angolo) ma anche si (Facciamo gli Stati Uniti d'Europa!). Poi nei fatti, dopo otto anni di amministrazione pugliese, ti accorgi che è meno fesso di quello che sembra ed ha imparato, rispetto ai suoi progenitori bertinottiani, a trattare pur di arrivare al risultato. Ciò vuol dire che non va preso alla lettera quando parla.

Di Pietro non pervenuto per schizofrenia politica.

mercoledì 27 giugno 2012

Pane e denti.

Al di là delle polemiche sull'intervista di Fornero sul Wall Street Journal, che hanno portato al solito carosello sui social networks e sui quotidiani nazionali, c'è un punto che a molti sfugge.

Che il diritto al lavoro esista in Italia e sia sancito nella Costituzione italiana nessuno lo mette in dubbio, neanche il ministro Fornero. Infatti sembra abbastanza chiaro che il bailamme sia stato generato da una translitterazione sbagliata.

"That includes youth, who need to know a job isn't something you obtain by right but something you conquer, struggle for and for which you may even have to make sacrifices."

"Ciò include i giovani, che hanno bisogno di sapere che un posto di lavoro non è qualcosa che si ottiene di diritto, ma qualcosa che si conquista e per il quale si possono anche fare dei sacrifici."

Il che me lo diceva anche mio padre e non mi stupisce più di tanto. Il punto è che bisognerebbe spiegare alla Fornero che i giovani volenterosi, bravi e che hanno anche fatto un sacco di sacrifici se ne sono andati all'estero perché il lavoro non c'è. E se prima non c'era per chi usciva dall'alta formazione, ora incomincia a scarseggiare anche per i lavori più semplici.

Si dice che "chi ha il pane non ha i denti". Il problema è che qua non ci sono né pane, né denti.

mercoledì 30 maggio 2012

Rivelazioni e rilevazioni.

Veniamo da settimane terribili. Prima il terremoto, poi la strage di Brindisi, infine una seconda terribile scossa di terremoto nell'emiliano.

Settimane in cui tra deliri complottisti, ipotesi fantascientifiche e chi più ne ha più ne metta, in rete si è trovato di tutto. In rete, ovvero in quel luogo che molti oramai usano per informarsi, perché "non da solo le notizie mainstream", perché "ti dice quello che veramente accade" e bla, bla, bla. La verità è che in rete gira un sacco di immondizia e la velocità con cui si propaga fa sì che, anche quando viene comprovata la sua non veridicità, oramai il fronte della smentita non riesce a raggiungere quello della "bufala". Anche perché la smentita è sempre più noiosa e meno eclatante della "bufala" stessa.

Sarebbe questa la grande rivoluzione di questo millennio? Sarebbe questa la funzione liberatrice ed emancipatrice del web? No. Eppure, il web è una fenomenale risorsa per informarsi correttamente e valutare quello che i giornali non dicono. Perché? Perché il web da l'opportunità di arrivare direttamente alla fonte dell'informazioni, ai dati grezzi. Quelli su cui vengono elaborati articoli, editoriali, da gente che ci vuole "spiegare" il mondo.

Il mio suggerimento è: bypassate la lettura di codesti figuri (giornalisti, politici o comici che siano) ed andate direttamente al dato grezzo. La maggior parte degli articoli/post deliranti di queste settimane potevano essere velocemente verificati tramite Wikipedia (con tutti i suoi limiti), Google Scholar, Pubmed, il sito del Ministero dello Sviluppo e così via. Così come qualche settimana fa era facilmente verificabile quanto fossero di "burro" le statistiche che i giornali sparavano sulla questione suicidi ("Sono in aumento!" "No, non è vero").

Per questo vi invito a leggervi, ad esempio, l'ultimo rapporto ISTAT sulla situazione del paese. E' lungo e richiede tempo. Ma ne vale la pena. Più imparate a masticare i dati grezzi, più saprete riconoscer quando qualcuno vi sta dicendo una panzana. Più imparate ad andare alla fonte, più veloci diventerete nel verificare la veridicità di una notizia (certo, un buon inglese aiuta parecchio). E dopodiché passerete dal vivere di "rivelazioni" a vivere di "rilevazioni".

Ascoltate un cretino.

lunedì 12 marzo 2012

Cose che non capisco (III)


L'attuale legge elettorale, il famigerato porcellum, fu votata anche dal partito di Casini. La domanda non la faccio nemmeno, visto che è sin troppo scontata.

sabato 10 marzo 2012

Cose che non capisco II

Ho letto poco fa questo articolo, in cui si commenta la situazione attuale in un grande pot-pourri e si chiosa sul commento del ministro Riccardi (l'oramai famoso "Lo schifo della politica"), condannato dai politici ma condiviso dal popolo, dicendo che bisogna fare attenzione al "Partito dello Sfascio".

La mia domanda è: ma se il ministro Riccardi esterna il suo commento perché un tavolo di discussione, che dovrebbe decidere come riformare RAI e giustizia (leggi "fare"), salta per il veto/diniego di qualcuno (leggi politici), siamo sicuri che i cittadini incazzati siano il vero "Partito dello Sfascio"?

giovedì 8 marzo 2012

Cose che non capisco.

In questo post, il blogger Claudio Messora ci parla della libertà di stampa e di come tutelarla, concludendo che bisognerebbe adottare un sistema come l'Icelandic Media Modern Initiative (IMMI) secondo il quale dice "Non si può querelare l'autore di un articolo. Se lo quereli, la querela decade automaticamente e lo Stato ti controquerela per legge. Perché se hai qualcosa da dire su quello che ho scritto, basta che lo dici."


A parte la frase finale che, secondo me, tradisce un'idea distorta dell'attività di blogging o in senso lato del giornalismo (come se tutto fosse un'opinione e quindi equivalente per cui basta un equivalente spazio per soddisfare le ragioni di tutti), mi sembra piuttosto strano che l'IMMI preveda una cosa del genere. Andando a leggere meglio sul sito segnalato dallo stesso Messora, si può vede come l'IMMI proponga invece di adottare una legislazione anti-SLAPP (strategic lawsuit against public partecipation, letteralmente "querela strategica contro la partecipazione popolare") simile a quella californiana, la quale dice, più o meno, che quando si viene citati per diffamazione, si può presentare una mozione in sede pre-processuale contro la denuncia in quanto SLAPP. Se la mozione viene accolta, l'attore se la prende in quel posto e paga le spese e non si va manco a processo, se invece viene rigettata la si può sempre appellare. Nel caso anche l'appello non vada a buon fine si procede con il normale processo.

Su questa falsariga l'IMMI propone:

"It should always be cost effective for a small publisher to stand up against a well financed litigant whose goal is to cover up the truth, and, in general, it should be possible for small entities to defend against large entities. One way to accomplish this is through a measure similar to California's anti-SLAPP (Strategic Litigation against Public Participation) statutes. Under such a system, a defendant may request the presiding judge to view the case as a freedom of speech issue. If the move is granted, a number of protections are activated during the case itself, and should the case be successfully defended, the plaintiff must pay all legal costs associated with it."

Ovvero (scusate la traduzione di getto):

"Dovrebbe sempre essere conveniente per un piccolo editore battagliare con un litigante ben finanziato il quale scopo è coprire la verità e, in generale, dovrebbe essere possibile per piccoli enti difendersi da altri più grossi. Una maniera di ottenere questo è tramite una misura simile alle leggi anti-SLAPP della California. Secondo questo sistema, un imputato può richiedere al giudice presiedente di analizzare il caso come una vertenza riguardante la libertà di stampa (diritto di critica). Se la mozione è accettata, una serie di protezioni sono attivate durante il trattamento del caso e se la causa viene vinta dall'imputato, l'attore deve pagare tutti i costi associati ad essa."

In questa maniera si tutela chi fa il mestiere di diffondere le notizie che può trasformare facilmente le cause civili e penali, quando queste siano pretestuose, in questioni riguardanti l'esercizio di diritto di critica.

Non mi sembra però che ci sia nessun riferimento a decadimento di querele o controquerele automatiche.

lunedì 5 marzo 2012

Primarie Palermo. Appunti sparsi.

Premetto che non sono un fine conoscitore della realtà palermitana, mi baso su quello che leggo sui giornali, su Twitter e che amici siciliani e palermitani mi dicono.

A Palermo, nelle primarie di coalizione del centrosinistra, ha vinto l'ennesimo underdog, Ferrandelli, che ha battuto la favorita Borsellino.

Ferrandelli era un candidato del PD, così come la Borsellino, che però godeva dell'appoggio degli altri partiti di coalizione (IdV e SEL).

Tutti scrivono (e parlano) di una debacle del PD. Il perché? Non ha vinto il candidato appoggiato dalla segreteria, Ferrandelli fa capo a Lumia, esponente PD che appoggia il governo regionale di Lombardo. C'è chi chiede la testa di Bersani (la segreteria appoggia sempre candidati perdenti), c'è chi invece dice che questa "sconfitta" dimostra che la coalizione che vi sta dietro (PD-IdV-SEL) è anacronistica.

Ci sono diverse questioni nella vicenda che non capisco.

1) Ma Lumia (e di converso Ferrandelli), anche se Senatore della Repubblica in veste PD, non è un PD? E se non è PD, oltre ad essere ufficialmente tesserati e rappresentanti del popolo in Parlamento, qual è il tratto distintivo per appartenere al PD? Od esiste il PD dentro di sé ed il PD fuori di sé? Ed il PD nazionale non benediva la scelta di tenere in vita il governo Lombardo (ricordo la Finocchiaro a Ballarò che parlava di scelta infelice ma giusta)?

2) Ma il segretario, ogni volta che il candidato da lui appoggiato perde, perché dovrebbe fare un passo indietro? E' andato contro lo Statuto? Ha problemi giudiziari? Se no, perché candidati sindaci di coalizione eletti con strumenti democratici come candidato unico dovrebbero delegittimare un segretario eletto con altrettanti mezzi?

3) Perché la vittoria del candidato non appoggiato interamente dalla coalizione dovrebbe delegittimare la coalizione stessa? Già il votare per le primarie di una determinata coalizione, a prescindere dal candidato, non significa che io elettore accetto quella coalizione? O devo votare con il pensiero che la scelta di questo o quel candidato possa spaccare lo schieramento? Allora non vi è un patto tra i partiti facente parte della coalizione a che "vinca il migliore" e poi tutti uniti rispettando il voto degli elettori?

Questo per dire che partendo dai dirigenti di partito per passare ai giornalisti fino ad arrivare agli elettori stessi (talvolta) mi sembra che non si sia ancora metabolizzato lo strumento delle primarie. Che è, in primo luogo, un esempio di democrazia poiché si lascia la base libera di esprimersi, vedi punto 2. Ed è, in secondo luogo, un buon viatico per il successo della coalizione stessa (gli esempi si sprecano), vedi punto 3. Per il punto 1, penso che siano effettivamente beghe interne al PD e se vi fosse una scelta dei rappresentanti tramite primarie ad ogni livello (leggi parlamentari eletti con il porcellum) forse non ci sarebbero neanche quelle. Ciò non toglie che il PD rimanga il partito che ha importato le primarie in Italia, che le ha trapiantate come strumento nella scelta dei candidati di coalizione e che le sta portando avanti da anni.

L'unica vera sconfitta si materializzerebbe se non vi fosse stata una regolarità delle primarie. Ovvero se il processo democratico delle primarie non avesse avuto luogo. Leoluca Orlando, che appoggiava la Borsellino, denuncia brogli e si sta procedendo al riconteggio delle schede. Si spera che non finisca come a Napoli, dove quando furono denunciati brogli e non si riuscì a capire cosa fosse successo con conseguente azzeramento dei risultati (erano le primarie di partito). Peggio ancora se dovesse essere dimostrata la presenza di inquinamento del risultato. Questa possibilità (verosimili) sono le reali minacce per i partiti, la coalizione e le primarie.

Il resto, invece, sembra essere a mio avviso la mancanza della piena metabolizzazione del processo democratico che le primarie rappresentano.

giovedì 23 febbraio 2012

#iostoconformigli?

Preciso che sono d'accordo con la sentenza, il servizio di Formigli era fuorviante ed  i giudici hanno applicato la legge (mia opinione personalissima). Esistono, inoltre, altri due gradi di giudizio, quindi staremo a vedere cosa ne verrà fuori alla fine.

Trovo però poco corrette le esternazioni sia della Gabanelli che di Mentana, campioni di un certo giornalismo  "libero", che molto sottendono. Se si vuole un paese equo, non ci si può appigliare quando si vuole "all'imparzialità dei periti" (Gabanelli) o ad "una mano alla coscienza" (Mentana). Né sono molto d'accordo con lo stesso Formigli sul suo blog su Il Fatto Quotidiano, dove dice che la sentenza annullerebbe il diritto di critica "Insomma, se dici che un’auto è più lenta di un’altra (dato, insisto, mai contestato da Fiat), devi anche aggiungere che in compenso è bella spaziosa.". Il che è palesemente falso, poiché Quattroruote il diritto di critica lo esercita eccome, con un servizio analogo che giunge alle stesse conclusioni di Formigli (ed a cui Formigli si rifà omettendo quello che vuole omettere), senza parlare della capienza del bagagliaio ma unicamente delle prestazioni e che non ha ricevuto nessuna citazione per danni.
Temo anche l'uso personale che Formigli potrà fare del suo programma "Piazza Pulita" e spero francamente che ciò non accada.

Detto questo, Gilioli centra il punto. Le cause di risarcimento milionarie hanno un peso ed una funzione intimidatoria, al di là delle motivazioni con cui vengono perpetrate. E sarebbe una norma di diritto quella di introdurre un comma per cui, chi denuncia, in caso il fatto non sussista è obbligato a risarcire il denunciato e, a versare n volte la somma richiesta. E questo per ovvi motivi:

1) perché al di là delle spese processuali, nel caso in cui l'imputato sia innocente, ha subito un danno d'immagine non indifferente e che è direttamente proporzionale alla somma richiesta dal denunciante (se la FIAT avesse rischiesto due lire non ci sarebbe stata notizia).

2) perchè l'impegno di un tribunale per un'accusa che risulta infondata significa togliere risorse alla comunità per cause/processi altrettanto (e forse più) importanti. Soprattutto in un paese dove la giustizia civile è ingolfata (molto più della penale).

3) Una tale normativa andrebbe fatta per i principi di cui sopra e non per equilibrare il concetto di grande vs. piccolo. Se la FIAT ha mani in pasta dappertutto, questo è un altro livello di problema e va risolto ad hoc (evitare concentrazioni di potere).


Detto ciò, faccio notare che anche se esistesse tale legge, molto probabilmente Formigli e la RAI sarebbero stati condannati ugualmente, e l'ammontare da risarcire sarebbe sempre lo stesso visto che viene deciso dal giudice arbitrariamente dall'ammontare richiesto dall'attore.


UPDATE: trovo ancora più aberrante la posizione di Loris Mazzetti, dirigente RAI (si potrebbe opinare che è quindi parte in causa) che dice: "Marchionne e Formigli non possono essere messi sullo stesso piano: è il reddito che li divide". Quindi il diritto va applicato in maniera inversamente proporzionale al reddito?

martedì 21 febbraio 2012

La Marcegaglia e l'articolo 18, una trollata o bisogna rivedere la giusta causa?

Scalpore hanno provocato le dichiarazioni della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sull'articolo 18 e la sua relativa applicazione.

Oggi infatti ha detto «Noi non vogliamo abolire l'articolo 18 - aveva detto la Marcegaglia - il reintegro deve rimanere per i casi discriminatori, ma vogliamo poter licenziare le persone che non fanno bene il loro mestiere» e poi ha preso di mira i sindacati «Vorremmo avere un sindacato che non protegge assenteisti cronici, ladri e quelli che non fanno il loro lavoro».

A parte il vespaio di polemiche che si è sollevato, pochi si sono resi conto di quanto siano fuorvianti le dichiarazioni della Marcegaglia.

Ricapitoliamo:

Cosa dice l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori? Norma il reintegro del lavoratore quando questi viene licenziato non per giusta causa o per giustificato motivo e si applica alle aziende con più di 15 dipendenti. Per quelle con meno di 15 dipendenti, invece si applica l'art. 8 che dice che qualora venga dimostrata l'infondatezza del licenziamento, il lavoratore invece si becca un indennizzo. Cioè, se il giudice dispone che non sussiste il giustificato motivo o la giusta causa, nel caso dell'art. 18 è il lavoratore che sceglie se essere reintegrato o prendersi un indennizzo, nel caso dell'art. 8 è il datore di lavoro che decide se dare un indenizzo e salutare il lavoratore o riassumerlo.

Ora, ci dovrebbe spiegare la signora Marcegaglia cosa c'entra l'art. 18 con il colpire i fannulloni/ladri/che-non-fanno-bene-il-proprio-lavoro. Ovvero, seguendo l'esempio che ella fa del signore reintegrato sul posto di lavoro dal giudice (quello che tirò il petardo a Bonanni), si capisce che la questione non riguarda l'art. 18, ma bensì quale sia il criterio che stabilisce se sussiste o no la giusta causa o il giustificato motivo. Il che è normato dalla legge 604/1966 e dall'art. 2119 del codice di procedura civile.

Ora fatevi una veloce lettura dei links e ditemi se i casi teorizzati dalla Marcegaglia (furto/assenteismo cronico/non fare il proprio lavoro) non possano essere considerati giusta causa.

Io ho fatto le mie considerazioni e penso che quella della Marcegaglia sia una trollata per mettere in  cattiva luce i sindacati ed evitare di discutere due grossi nodi: riforma del contratto unico ed annessa riforma degli ammortizzatori sociali (leggi trasferimento delle stesse sulle spalle delle aziende).


UPDATE 23/12/2012: Ieri Bombassei, vicepresidente di Confindustria e candidato in pectore per la poltrona della Marcegaglia, ha cercato di stemperare i toni della stessa ed ha aggiunto che l'art. 18 è "una delle ragioni per cui non si investe in italia", chiosando  che bisogna "fare un elenco delle ragioni per cui si può licenziare". Il che mi fa sempre più pensare che, per questi signori, il problema è un'interpretazione troppo lata della 604/1966 ma che l'art. 18 è il grimaldello con cui si vuole bypassare il problema.

martedì 24 gennaio 2012

L'ultima ruota del carro.

Il sottosegretario al Lavoro, Michel Martone, ha pensato bene di porre l'accento su uno dei problemi dell'Università italiana, ovvero l'alto numero di studenti fuoricorso che arrivano all'agoganto traguardo della laurea con anni di ritardo. Ovviamente è riuscito in questo intento nella maniera più infelice possibile, coniando lo slogan "Chi si laurea a 28 è sfigato". Ovviamente la frase è stata estrapolata dai giornali perchè troppo golosa per non essere messa in risalto. Ma il succo del discorso di Martone si può riassumere nell'idea che ci sono gli studenti buoni che si laureano in tempo ed invece quelli cattivi che prolungano ad libitum gli studi parcheggiandosi nell'Università. 

Ovvio che dopo l'uscità, sottolineo infelice, del sottosegretario è partito il giro di sdegno telematico per cui #Martone e #sfigato sono diventati trending topics su Twitter. Cosa ancora peggiore, è partito il processo mediatico all'uomo, per cui è un raccomandato, è lui il vero sfigato e chi più ne ha più ne metta. Cose possibilmente anche vere, ma che a nulla servono a contribuire ad un dibattito necessario (anzi che lo oscurano) e cioè: se la media dell'età dei laureati è più alta che nel resto dei paesi di punta europei, significa che l'Università italiana non funziona. O meglio, funziona solo con chi non ne ha bisogno.

Ed un sottosegretario al Lavoro invece di mettersi a bacchettare gli studenti (anche fosse quelli fannulloni e non chi ritarda la laurea per cause di forza maggiore) dovrebbe avere un minimo di capacità di analisi per riuscire a mettere alla frusta chi di quegli studenti è responsabile. 

In caso contrario ci troviamo di fronte all'ennesimo scaricabarile per cui ce la si prende con l'ultima ruota del carro.

venerdì 20 gennaio 2012

Cittadini. E sempre in quel posto.


I tassisti si sono fatti sentire e l'hanno avuta vinta, licenze gestite dai comuni e non dal Ministero dei Trasporti (con la benedizione di CGIL).
Le compagnie petrolifere si sono fatte sentire e la liberalizzazione dei self service è stata fortemente limitata.
FS (lo Stato nello Stato) si è fatta sentire e per ora (dicono) lo spacchettamento di RFI da FS non avverrà.

In tutto ciò la gente (con la benedizione di Forza Nuova, ma già vengon fuori le prime beghe legali) scende in piazza perchè "ci stanno affamando", lamentandosi del caro benzina (ma non andrebbe a loro favore la liberalizzazioe sul carburante?), mentre gente di sinistra tira un sospiro di sollievo perché le "liberalizzazioni" sono il male del "turbocapitalismo" e vanno contro la volontà popolare ("Non toccate l'acqua!", ma nessuno ha mai parlato di toccare l'acqua).

Casper, Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del cittadino e Unione Nazionale Consumatori), calcola che il ridimensionamento della bozza del decreto abbia fatto scendere il guadagno delle famiglie da 900 euro a 465 euro. Ed è probabile che il guadagno scenderà ulteriormente se verrà sventolata la "tensione sociale" davanti al Governo Monti.

Abbiamo capito che in Italia prima si è benzinai, agricoltori, tassisti, farmacisti, commercianti, ferrovieri e poi cittadini.

P.S: il corollario alla chiosa è: in Italia se siete dei semplici cittadini ve la prenderete sempre, ma sempre, sempre, sempre nel culo (scusate il francesismo).

giovedì 19 gennaio 2012

Sciacallaggio


Sondaggio del TGCOM. Per un click in più (e relativa pubblicità).


Adsense di Google. Per un click in più (per il gonzo di turno).


Per 13 euro in più ("ma non diventeremo ricchi!").

Tutto legale, ma io lo chiamo sciacallaggio.

mercoledì 18 gennaio 2012

Terroni a piacimento



E' stata recapitata una lettera al municipio di Meta di Sorrento, paese natale del Comandante Schettino, in cui era scritto "Il comandante Schettino è il solito terrone incapace".

Non si capisce, invece, perche' non sia stato sottolineata l'origine campana della nemesi del Comandante della Costa Concordia, ovvero il Capitano Gregorio De Falco, nato a Napoli e cresciuto a Sant'Angelo di Ischia.

giovedì 5 gennaio 2012

Il decamouflage della peracotta


Da quando il Governo Monti si è insediato abbiamo capito:

- che quelli della Lega sono degli inguaribili buffoni
- che, al di là della deprecabile casta politica, certe riforme non si fanno perché le corporazioni esistono e fanno pesantemente lobbying
- che i nostri politici non sanno andare molto oltre la campagna elettorale e la nota posizione "della finestra"
- che i sindacati si preoccupano di tutelare chi è già tutelato e si dimenticano di chi invece tutele non ne ha

Ora non so se questo Governo riuscirà a risolvere molti dei problemi che affliggono il nostro paese, molto probabilmente no. Non sono ottimista perché trovo alcuni dei rimedi già obsoleti (sembra di rivedere la storia "Ed ora il nucleare" con 20 anni di ritardo), ma questa è un'altra storia. Quindi si potrà non essere d'accordo con la linea di questo Governo, ma il fatto che al timone ci sia qualcuno che parla chiaramente e nel merito delle questioni, fa si che la sedicente-classe-dirigente di questo paese cali la maschera e si mostri per quello che é: una moltitudine di peracottari (ovvio che è una generalizzazione, con tutti i limiti delle generalizzazioni, compresa questa).

E questo, per me, è il più grosso merito politico di questo Governo.