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giovedì 1 settembre 2011

Il senso dell'indignazione nel pallone

Facciamo una piccola premessa: io sono di Bari e quindi mi informo abbastanza su quello che accade nella mia terra, anche se non ci abito più da anni. Ultimamente al comune di Bari, su richiesta di un Matarrese (parente del presidente del Bari), deputato dell'opposizione, è stata votata una mozione su la dilazione dei pagamenti che la società A.S.Bari deve al Comune per l'usufrutto dello Stadio San Nicola (di proprietà del Comune), circa un milione di euro.

La mozione è stata accettata quasi all'unanimità, anche perché, era stata presentata qualche mese fa dallo stesso sindaco Emiliano. Quindi sarebbe stata ridicola bocciarla solo perché a presentarla erano i diretti interessati. In città, da quel che ho visto non è volata una mosca. Vero è che queste situazioni si sono già riproposte in passato, come con il Decreto Salva-Calcio o con elargizioni di spalmature di debiti dovuti all'erario.

Mi viene quindi spontanea una domanda.

Perché la gente si incazza e trova indegno che i giocatori scioperino per difendere i propri diritti, senza arrecare nessun danno o disagio alla collettività (la querelle sul contributo di solidarietà era cosa che si sarebbe risolta tra società e giocatori, quindi per l'italiano medio era da vedere se pagava Ibrahimovic o Berlusconi, in più il calcio non è un servizio pubblico), mentre quando si tratta di aiutare le società che devono saldare i proprio debiti (e si parla di soldi comuni) la gente tende a chiudere un occhio ed anche l'altro?

Mi chiedo quale sia il senso civico di tutto ciò.

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